In Italia ogni anno si eseguono migliaia di ricostruzioni del legamento crociato anteriore. Con l'aumento delle pubblicazioni scientifiche disponibili, è necessario sempre più identificare una corretta progressione della riabilitazione per far avanzare in sicurezza il paziente nel suo programma postoperatorio. La riabilitazione dovrebbe seguire una progressione funzionale basata sulle evidenze scientifiche disponibili con aumento graduale delle attività.
Inoltre il miglioramento della forza, la riduzione dell’edema, l’aumento della propriocezione, dolore e, range di escursione articolare (ROM) dovrebbero essere trattati secondo precisi schemi non considerando solamente il tempo trascorso dall’intervento. Di seguito voglio mostrarti quali sono i miei protocolli affinchè, come paziente possa avere un’idea in cosa consiste la riabilitazione e, come figura professionale, possa avere uno strumento di riferimento. Queste linee guida seguono una progressione in cui i criteri specifici devono essere soddisfatti prima dell’avanzamento del programma. Una progressione funzionale è stata definita da Kegerreis [vedi articolo 3] come una sequenza ordinata di attività che consente l'acquisizione o riacquisizione delle competenze richieste per eseguire una prestazione sicura ed efficace in uno sforzi atletico. In altre parole, il paziente ha bisogno di padroneggiare una semplice attività prima di avanzare verso un’altra più impegnativa. Il programma è quindi individualizzato e, di conseguenza, alcuni pazienti saranno pronti ad avanzare prima di altri. Ovviamente vanno tenuti d'acconto anche i fattori biologici come la rivascolarizzazione dell'innesto, la sua maturazione così come le tecniche di fissazione. Bisogna sempre tenere presente che il tendine, dopo essere stato trapiantato, deve lentamente “cambiare pelle” trasformandosi in legamento, questo processo di rimodellamento prende il nome di “legamentizzazione” e ne altera profondamente le caratteristiche biomeccaniche. Infatti la capacità di resistenza al carico diminuisce dal momento del distacco; nelle successive settimane si assiste ad una sorta di morte cellulare all’interno del tendine stesso che culmina al terzo mese quando si ha il momento di maggiore fragilità. Con il passare del tempo il trapianto viene rivascolarizzato e la capacità di resistenza al carico aumenta gradualmente fino a raggiungere valori ottimali tra il sesto mese ed il dodicesimo mese. Di seguito vedrai la sequenza con i vari passaggi riabilitativi, poi analizzerò le singole unità per approfondire ulteriormente. ATTENZIONE: questa tabella è solamente a scopo indicativo e trova la sua massima aderenza con l’utilizzo del tendine rotuleo come inserto di scelta, il percorso corretto è da discutere con il tuo chirurgo ortopedico e le varie figure riabilitative. Fase postoperatoria I (settimane 0-2) obiettivi: ▪ Enfasi sull'estensione passiva completa ▪ Controllo del dolore / gonfiore post-operatorio ▪ ROM (range of motion) 0°→ 90° ▪ Carico precoce progressivo (solo se ricostruzione isolata) ▪ Impedire l'inibizione del quadricipite ▪ Esercizi coadiuvanti domiciliari Precauzioni: ▪ Evitare l'estensione del ginocchio attiva 40°→ 0° ▪ Evitare deambulazione senza tutore bloccato a 0° ▪ Evitare l'applicazione di calore ▪ Evitare stazione eretta prolungata / camminate lunghe Strategie di trattamento: ▪ Asciugamani per l’estensione, esercizi da prono, ecc. ▪ Rieducazione del quadricipite (EMS o EMG) ▪ Deambulazione con tutore bloccato a 0° e stampelle ▪ Mobilizzazione della rotula ▪ Flessione attiva / estensione assistita a 90°→ 0° ▪ SLR (Straight Leg Raise) ▪ Tutotre bloccato a 0° per SLR (supino) ▪ Esercizi di board / balance per propriocezione ▪ Leg press (bilaterale / 80° → 5°) se ROM> 90° ▪ Esercizi cardiovascolari degli arti superiori quanto tollerati ▪ Crioterapia ▪ Enfatizzare la compliance del paziente al programma di esercizi domiciliari e precauzioni / progressione del carico Fase postoperatoria 2 (settimane 2-6) obiettivi: ▪ ROM 0°→ 130° ▪ Buona mobilità della rotula ▪ Minimo gonfiore ▪ Ripristino deambulazione normale (non antalgica) ▪ Salire le scale con un buon controllo e senza dolore Precauzioni: ▪ Evitare di scendere le scale fino a un adeguato controllo del muscolo quadricipite ▪ Evitare il dolore quando si eseguono esercizi terapeutici ed attività funzionali Strategie di trattamento: ▪ Carico progressivo con tutore sbloccato 0°→ 50° (se il controllo del quadricipite è buono) ▪ Possibile cambio di tutore (es OTS, stabilizzatore rotula, ecc.) ▪ Ergometria standard (se ROM ginocchio ROM > 115°) ▪ Leg press (90°→ 0°) ▪ Esercizi AAROM (Active Assisted Range of Motion Exercises) ▪ Mini squat / spostamento del peso ▪ Prosecuzione all’addestramento alla propriocezione (comprendendo anche controlaterale) ▪ Esercizi con teraband ▪ Tapis roulant a scale (es. Stairmaster) ▪ Tapis roulantsubacqueo (Aquaciser) per l’allenamento della deambulazione (solo se la cicatrice chirurgica lo consente) ▪ SLR (resistenza progressiva) ▪ Esercizi di stretching degli hamstring / polpaccio ▪ Esercizi di stabilizzazione del CORE ▪ Utilizzo del tapis roulant in modalità retrograda ed inclinata ▪ Estensione del ginocchio attiva a 40° ▪ Programma di esercizi terapeutici domiciliari - Criteri per l'avanzamento: ▪ ROM 0° → 125° ▪ Deambulazione normale ▪ Salire correttamente le scale ▪ Buona mobilità della rotula Fase postoperatoria 3 (settimane 6-14) obiettivi: ▪ Ripristino del ROM completo ▪ Scendere le scale con un buon controllo degli arti inferiori senza dolore ▪ Migliorare la resistenza nelle attività quotidiane ▪ Migliorare l’elasticità degli arti inferiori ▪ Proteggere l'articolazione femoro-rotulea Precauzioni: ▪ Evitare il dolore quando si eseguono esercizi terapeutici ed attività funzionali ▪ Evitare la corsa e l'attività sportiva fino a sviluppo di forza adeguata e autorizzazione del tuo medico Strategie di trattamento: ▪ Programma di squat progressivo ▪ Leg press ▪ Affondi ▪ Isometrica → estensioni del ginocchio isotoniche a 90°→ 40° ▪ Allenamento propriocettivo avanzato (introducendo perturbazioni) ▪ Esercizi di agilità (corda) ▪ Deambulazione / corsa con tapis roulant retrogrado ▪ Stretching del quadricipite ▪ Test con KT 1000 / KT 2000 a 3 mesi ▪ Programma di esercizi terapeutici domiciliari - Criteri per l'avanzamento: ▪ Da aumento ROM a movimento senza limiti ▪ Capacità di scendere le scale con un buon controllo / allineamento degli arti inferiori senza dolore Fase 4 postoperatoria (settimane 14-22) obiettivi: ▪ Correre senza dolore ▪ Massimizzare la forza e l’elasticità per soddisfare le esigenze delle attività della vita quotidiana ▪ ≥ 85% di simmetria degli arti al test isocinetico Precauzioni: ▪ Evitare il dolore quando si eseguono esercizi terapeutici ed attività funzionali ▪ Evitare la corsa e l'attività sportiva fino a sviluppo di forza adeguata e autorizzazione del tuo medico Strategie di trattamento: ▪ Avviare il programma di corsa in avanti (tapis roulant) ▪ Programma di agilità avanzato / specifico per lo sport del paziente ▪ Avviare il programma pliometrico (balzi, salti, atterraggi etc) quando forza è sufficiente ▪ Estensione isotonica del ginocchio (ROM libero / assenza di dolore o crepitii) ▪ Allenamento isocinetico (veloce → velocità moderata) ▪ Programma di esercizi terapeutici domiciliari - Criteri per l'avanzamento: ▪ Corsa senza sintomi ▪ ≥ 85% di simmetria degli arti al test isocinetico ▪ Mancanza di apprensione o sensazione di instabilità con attività pliometriche e di agilità Fase postoperatoria 5: ritorno allo sport (settimane 22- a quanto necessario…!) obiettivi: ▪ Mancanza di apprensione o instabilità con movimenti sport-specifici ▪ Massimizzare la forza e l’elasticità per soddisfare le esigenze sport-speciiche ▪ ≥ 90% di simmetria degli arti ai test isocinetici ▪ ≥ 90% simmetria degli arti al test di salto Precauzioni: ▪ Evitare il dolore quando si eseguono esercizi terapeutici ed attività funzionali ▪ Evitare l'attività sportiva fino a sviluppo di forza adeguata e autorizzazione del tuo medico Strategie di trattamento: ▪ Programma pliometrico avanzato ▪ Tutore per attività sportiva (a seconda delle preferenze del tuo medico) ▪ Monitorare il livello di attività del paziente nel corso della riabilitazione ▪ Esame con artrometro del LCA utilizzando es. KT 1000 / 2000, test isocinetici, hop test (s) ▪ Programma di esercizi domiciliari individualizzati Criteri per la dimissione: ▪ ≥ 90% di simmetria degli arti ai test isocinetici ▪ ≥ 90% simmetria degli arti ai test di salto ▪ Mancanza di apprensione / instabilità con movimenti sport-specifici ▪ Elasticità compatibile con lo sport del paziente ▪ Indipendenza del paziente per proseguire esercizi individualizzati domiciliari ed in palestra Andiamo adesso a valutare alcuni dei parametri fondamentali della riabilitazione: ROM ossia RANGE OF MOTION (escursione articolare o arco di movimento) A seguito di ricostruzione del legamento crociato anteriore, il ROM, soprattutto nella sua componente dell’estensione, dovrebbe essere raggiunto il più presto possibile. La riduzione dell’estensione ha effetti sulla cinematica del ginocchio sia nella suo componente femoro-tibiale che femoro-rotulea. Questo a sua volta porta a pressioni anomale sulla cartilagine articolare e a una inibizione quadricipitale. Raggiungere l'estensione completa dovrebbe idealmente essere un obiettivo anche precedente l’intervento. I pazienti con deficit di estensione prima dell’intervento sono più esposti a complicanze nel post-operatorio. Dormire con un tutore post-operatorio bloccato a 0° ossia con l’arto in completa estensione serve per scoraggiare la formazione di una contrattura o rigidità in flessione durante le ore notturne. Raggiungere l'estensione completa è uno dei criteri più importanti per far abbandonare, in sicurezza, le stampelle al paziente operato. Per quanto riguarda la flessione, gli esercizi iniziano subito dopo l’intervento. L’ obiettivo è un ROM di 120° che deve essere soddisfatto in circa 4 settimane, mentre la piena flessione simmetrica raggiunta a 12 settimane. Carico post-operatorio In un recente video ho parlato circa quando è possibile iniziare a camminare dopo la ricostruzione del legamento crociato anteriore, dacci un’occhiata! La progressione del carico è dettata dalla selezione dell'innesto e dalle preferenze del chirurgo. Fissazioni avanzate come viti ad interferenza osso su osso consentono l'immediato carico post-operatorio. A seguito di ricostruzione con tendine rotuleo, che permetta il fissaggio dell’inserto con un’interfaccia osso-osso, il carico è inizialmente parziale (50%) utilizzando stampelle e successivamente progressivo a tolleranza nei giorni successivi. Il tutore è inizialmente bloccato a 0 ° per proteggere il neolegamento. In seguito viene sbloccato quando è constatato il controllo del muscolo quadricipite attraverso un corretto reclutamento di tutte le sue componenti e non vi è dolore nell’eseguire un SLR (straight leg raise). Controllo neuromuscolare Dopo ricostruzione del legamento crociato anteriore, le afferenze, ossia le informazioni che istruiscono il cervello sul centro di gravità a seconda della base di supporto sono alterate. Migliorare il tempo di reazione a carichi progressivi migliora i cosiddetti stabilizzatori dinamici che stanno intorno al ginocchio i quali a loro volta proteggono gli stabilizzatori statici (tra i quali il LCA) da maggiore stress e ri-rotture. Appena il paziente raggiunge il 50% del peso si deve iniziare a lavorare sul controllo neuromuscolare attraverso sistemi dinamici come pedane le dedicate. Le attività vengono quindi aumentate fino al appoggio monopodalico, l'uso di superfici multiplanari e allenamenti con perturbazioni. Ritorno allo sport Questo è un tema molto spinoso. Pinczewski e collaboratori hanno studiato come dopo un intervento di ricostruzione del legamento crociato anteriore la probabilità di incappare in una ri-rottura sia del 25% nei primi 10 anni. Paterno e collaboratori hanno anche loro constatato come la probabilità di ri-rottura nei 2 anni successivi alla ricostruzione sia sei volte maggiore rispetto alle persone sane [vedi articoli 31 e 32]. Sono sempre più numerosi i chirurghi e gli specialisti della riabilitazione che utilizzando schede e form di valutazione per determinare la prontezza dell'atleta a tornare a giocare. Esempi sono: scale di valutazione soggettive, test di lassità del ginocchio, test isocinetici, test funzionali sui balzi, test di equilibrio e propriocezione ed infine valutazioni qualitative del movimento. Per riportare in sicurezza l'atleta allo sport sono richiesti punteggi accettabili. Dopo la dimissione da un programma di riabilitazione formale, i volumi di carico dell’atleta necessitano di essere modificati. Diversi studi hanno dimostrato deficit di elasticità, di cinestesia, di equilibrio e di forza anche da 6 mesi a 2 anni dopo la ricostruzione [vedi articoli 33, 34 e 32]. Bene, abbiamo fatto un bel “viaggio” all’interno della riabilitazione del ginocchio. Ovviamente questa è solo la superficie e tanto ci sarebbe ancora da scrivere e da studiare. Di seguito ti lascio un po’ di letture interessanti sull’argomento. Noi, come sempre, ci ritroveremo qui o su youtube / facebook / linkedin ed Instagram! Letture consigliate 1. Albrieght JC, Carpenter JE, Graf BK, Richmond JC, editors. Knee and leg: soft-tissue trauma. Rosemont: Orthopaedic Knowledge Update 6 American Academy of Orthopaedic Surgeons; 1999. 2. Centers for Disease Control & Prevention, National Center for Health Statistics. National hospital discharge survey: annual summary, 1996 [monograph on the Internet]. Atlanta: Centers for Disease Control and Prevention; 1996. 3. Kegerreis S. The construction and implementation of a functional progression as a component of athletic rehabilitation. J Orthop Sports Phys Ther. 1983;5(1):14–9. 4. Harner CD, Irrgang JJ, Paul J, Dearwater S, Fu FH. Loss of motion after anterior cruciate ligament reconstruction. Am J Sports Med. 1992;20(5):499–506. 5.• Shelbourne KD, Gray T. Minimum 10-year results after anterior cruciate ligament reconstruction: how the loss of normal knee motion compounds other factors related to the development of osteoarthritis after surgery. Am J Sports Med. 2009;37(3):471–80. Study that demonstrates the long-term consequences of loss of knee extension range of motion following ACL surgery. 6. Benum P. Operative mobilization of stiff knees after surgical treatment of knee injuries and post traumatic conditions. Acta Orthop Scand. 1982;53(4):625–31. 7. McHugh MP, Tyler TF, Gleim GW, Nicholas SJ. Preoperative indicators of motion loss and weakness following anterior cruciate ligament reconstruction. J Orthop Sports Phys Ther. 1998;27:407– 11. 8. Fulkerson JP, Hungerford D. Disorders of the patellofemoral joint. 2nd ed. Williams & Wilkens: Baltimore; 1990. 9. Schwartz RE, Asnis PD, Cavanaugh JT, Asnis SE, Simmons JE, Lasinski PJ. Short crank cycle ergometry. J Orthop Sports Phys Ther. 1991;13(2):95–100. 10. Fleming BC, Beynnon BD, Renstrom PA, et al. The strain behavior of the anterior cruciate ligament during bicycling. Am J Sports Med. 1998;26(1):109–18. ù 11. Bates A, Hanson N. The principles and properties of water. In: Aquatic exercise therapy. Philadelphia: WB Saunders, 1996:1–320. 12. Harrison RA, Hilman M, Bulstrode S. Loading of the lower limb when walking partially immersed: implications for clinical practice. Physiotherapy. 1992;78:164. 13.• Tyler TF, MP MH, Gleim GW, Nicholas SJ. The effect of immediate weightbearing after anterior cruciate ligament reconstruction. Clin Orthop Relat Res. 1998;357:141–8. Study investigated the difference between beginning immediate weight bearing after surgery and delayed weight bearing after surgery. 14. Spencer JD, Hayes KC, Alexander IJ. Knee joint effusion and quadriceps reflex inhibition in man. Arch Phys Med Rehabil. 1984;65(4):171–7. 15. Delitto A, Rose SJ, McKowen JM, Lehman RC, Thomas JA, Shively RA. Electrical stimulation versus voluntary exercise in strengthening thigh musculature after anterior cruciate ligament reconstructive surgery. Phys Ther. 1988;68:660–3. 16. Lossing I, Gremby G, Johnson T, Morelli B, Peterson L, Renstrom P. Effects of electrical muscle stimulation combined with voluntary contractions after knee ligament surgery. Med Sci Sports Exerc. 1988;20(1):93–8. 17. Snyder-Mackler L, Ladin Z, Schepsis AA, Young JC. Electrical stimulation of the thigh muscles after reconstruction of the anterior cruciate ligament: effects of electrically elicited contraction of the quadriceps femoris and hamstring muscles on gait and on strength of the thigh muscles. J Bone Joint Surg Am. 1991;73(7):1025–36. 18. Henning CE, Lynch MA, Glick KR. 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Bynum EB, Barrack RL, Alexander AH. Open versus closed chain kinetic exercises after anterior cruciate ligament reconstruction. A prospective randomized study. Am J Sports Med. 1995 JulAug;23(4):401–6. 24. Hooper D, Morrissey M, Drechsler W, Morrissey D, King J. Open and closed kinetic chain exercises in the early period after anterior cruciate ligament reconstruction. Am J Sports Med. 2001;297(2): 167–74. 25. Mikkelsen C, Werner S, Eriksson E. Closed kinetic chain alone compared to combined open and closed kinetic chain exercises for quadriceps strengthening after anterior cruciate ligament reconstruction with respect to return to sport, a prospective matched follow-up study. Knee Surg Sports Traumatol Arthrosc. 2000;8: 337–42. 26. Morrissey M, Drechsler W, Morrissey D, Knight P, Armstrong P, McAuliffe T. Effects of distally fixated versus nondistally fixated leg extensor resistance training on knee pain in the early period after anterior cruciate ligament reconstruction. 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Incidence of second ACL injuries 2 years after primary ACL reconstruction and return to sport. Am J Sports Med. 2014;42(7): 1567–73. Study looks at the risk on further injury to both the ipsilateral and contralateral knees for up to 2 years following ACL reconstruction. 33. Decker MJ, Torry MR, Noonan TH, Sterett WI, Steadman JR. Gait retraining after anterior cruciate ligament reconstruction. Arch Phys Med Rehabil. 2004;85(5):848–56. 34. Ernst GP, Saliba E, Diduch DR, Hurwitz SR, Ball DW. Lower extremity compensations following anterior cruciate ligament reconstruction. Phys Ther. 2000;80(3):251–60. 35. Mattacola CG, Perrin DH, Gansneder BM, Gieck JH, Saliba EN, McCue FC 3rd. Strength, functional outcome, and postural stability after anterior cruciate ligament reconstruction. J Athl Train. 2002;37(3):262–8. La scienza e con esse le sue pubblicazioni scientifiiche, è spesso accusata di essere piuttosto arida in termini di linguaggio. Ovviamente il motivo c'è: è necessario un testo chiaro, senza prosa, per trasmettere informazioni fattuali nel modo più accurato e comprensibile possibile. A volte, tuttavia, i ricercatori...ehmmm....diciamo che....si ribellano!!! E da nessuna parte questo è più evidente che nei titoli dei loro articoli di ricerca. Incuriosito dalla cosa ho cercato alcuni titoli tra i più divertenti, inquitetanti e strampalati mai realizzati. Ovviamente sono in inglese però non ci vuole chissà che conoscenza della lingua per capite l'assurdità dei titoli!
Di seguito 17 titoli tutti da scoprire...BUON DIVERTIMENTO! 1 – “On human odor, malaria mosquitos, and Limburger cheese” 2 – “Are full or empty beer bottles sturdier and does their fracture-threshold suffice to break the human skull?” 3 – “Ovulatory cycle effects on tip earnings by lap dancers: economic evidence for human estrus?” 4 – “I’ll scratch your back… if you have one” 5 – “Traveller's Diarrhea, With A Vengeance” 6 – “Sauropod farts warmed the planet” 7 – “Similar mechanisms of traumatic rectal injuries in patients who had anal sex with animals to those who were butt-fisted by human sexual partner” 8 – “Fart molecule could be the next Viagra” 9 – “Chickens prefer beautiful humans” 10 – “Death by chocolate – is it possible?” 11 – “The Sweet Smell of Success: Pooper-Scooper Cam” 12 – “How to commit a perfect murder” 13 – “The Effect of Country Music on Suicide” 14 – “The perils of bungee jumping” 15 – “Epidemiology of lawnmower-related injuries in children: A 10-year review” 16 – “Ocular lawnmower injuries” (Yes, you read that right) 17 – “Teeth in the brain: An unusual presentation of penetrating head injury” Ovviamente, siccome tutto si può studiare, è stato realizzato anche uno studio sull'effetto dell'utilizzo di titoli di carta bizzarri rispetto alle frequenze delle citazioni. Purtroppo, quelli con "titoli molto divertenti" hanno ricevuto meno citazioni nel complesso, suggerendo che gli accademici spesso non riescono ad avere un senso dell'umorismo. Conosci altri studi scientifici dal titolo insolito? Fammelo sapere nei commenti! Il popolo dei runners è sempre più popoloso e con esso anche coloro i quali soffrono di patologie correlate come la periostite tibiale. Che cosa sia realmente questa patologia e come differenziarla da altre cause di dolore tibiale è ancora oggi una sfida... In realtà il termine "periostite tibiale", preso così com'è, definirebbe una patologia infiammatoria a carico del periostio, cioè la membrana che riveste le ossa. In realtà l'eziopatoenesi della patologia, ciò la causa, non è ancora stata completamente chiarita. Nel 1986 era già stata proposta una classificazione (fig.1) dove diverse patologie quali periostite, fratture da stress, sindrome compartimentale cronica e intrappolamento dell'arteria poplitea si sovrapponevano in un grande calderone di entità che causano un dolore alle gambe sport-correlato. Attualmente il termine anglossasone per definire questa patologia è medial tibial stress syndrome o MTSS. Con questo termine si definiesce come causa principale proprio lo stress a cui è sottoposto l'osso (tibia) durante la marcia o la corsa. I progressi nella tomografia computerizzata, nella MOC e DEXA e nella risonanza magnetica hanno consentito di dimostrare sia la presenza di edema osseo che di sollevamento periostale causato dell'essudato osseo sottostante. Infine sono stati evidenziati segni di riassorbimento osseo della porzione posteromediale tibiale. Comunque, l'accuratezza delle diverse tecniche varia notevolmente e può dipendere dai tempi dell'indagine in relazione all'insorgenza del dolore. Solo un numero limitato di studi istologici ha incluso la biopsia ossea e quest'ultimi confermano positivamente i marcatori di stress osseo. Altri studi di imaging dimostrano lesioni ossee associate a una diagnosi clinica di MTSS in siti come la tibia prossimale e la corticale tibiale anterolaterale, che sono incoerenti con le sedi clinicamente significative di dolore. Questo, come vedete, solleva domande sulla diagnosi differenziale di MTSS e su la natura della patologia stessa che probabilmente, esattamente come mostra la figura n.1, è un concorso di diverse cause. Aldilà di queste considerazioni, quello che interessa soprattutto ad un runner è il tempo di recupero. I tempi di recupero tendono ad essere lunghi. In un recente studio i soggetti campione sono tornati a correre per almeno in media 115 giorni. 4 mesi sono tanti per chi ama questo sport, questo dato deve far riflettere su quanto sia implortante una corretta diagnosi ed un piano terapeutico adeguato. Siccome sui trattamenti realmente efficaci c'è ancora molta confusione e poca letteratura solida al riguardo, diversi autori hanno cercato di indagare i fattori di rischio associati alla periostite tibiale (MTSS) al fine di sviluppare screening e contromisure per prevenirla. Di seguito ti voglio parlare dei principali fattori di rischio, andando ad esaminarli uno ad uno e cercando di farti capire quali di questi siano "affidabili" e quali invece non si sono dimostrati capaci di predirre il possibile sviluppo della patologia. Fattori di rischio associati allo sviluppo della periostite tibiale (MTSS): 1) navicular drop Ossia l'altezza dell'osso navicolare (osso del piede primo della fila distale delle ossa del tarso) nella sua posizione neutrale in carico ed in posizione rilassata. Questo test si è dimostrato essere significativamente associato allo sviluppo di periostite tibiale, quindi ad una maggiore differenza di altezza corrisponde un aumentato rischio di MTSS. La soglia critica è circa 10 mm. PROMOSSO! 2) piede pronato Utilizzando diversi parametri, si può definire un piede in piede pronato, neutrale o supinato. In uno studio riportato da Sharma et al, il tipo di piede è stato classificato in base ai dati della pedana baropodometrica che registrava la quantità di pressione del piede da mediale a laterale durante un'attività a piedi nudi. Questa misura non si è rilevata utile per predirre un rischio di sviluppo della periostite tibiale (MTSS). BOCCIATO! 3) utilizzo di plantari Sono tre i lavori scientifici che hanno esaminato i runner sull'uso di plantari. Il risultato è che coloro che indossavano ortesi avevano un rischio relativo più elevato di sviluppare periostite tibiale (MTSS). BOCCIATO! 4) indice di massa corporea In questo caso sonno 5 i lavori scientifici che l'hanno esaminato. Un BMI più elevato è significativamente associato allo sviluppo di periostite tibiale (MTSS). PROMOSSO! 5) Dorsiflessione della caviglia (muscolo soleo) Quattro studi hanno esaminato la relazione tra i gradi di dorsiflessione della caviglia misurata con il ginocchio piegato per diminuire qualsiasi effetto di costrizione del muscolo gastrocnemio. Sono stati testati un totale di 886 persone e non è stato rilevato una correlazione tra questa variabile e lo sviluppo periostite tibiale (MTSS). BOCCIATO! 6) Dorsiflessione della caviglia (muscolo gastrocnemio) Similmente al muscolo soleo non è stato rilevato una correlazione tra questa variabile e lo sviluppo periostite tibiale (MTSS). BOCCIATO! 7) esperienza Due lavori scientifici hanno dimostrato su un totale di 182 runner che la possibilità di sviluppare la periostite tibiale (MTSS) è inversamente proporzionale con l'esperienza (espressa in anni) di corsa. PROMOSSO! 8) precedente storia di periostite tibiale In cinque articoli, su un totale di 515 partecipanti, si è ampiamente dimostrato come chi ha già sofferto di questa patologia sia più esposto a risoffrirne. PROMOSSO! 9) sesso femminile Il sesso femminile è un significativo fattore di rischio per sviluppare una periostite tibiale (MTSS). PROMOSSO! 10) rotazione esterna dell'anca eccessiva In questo caso si è calcolato attreverso l'utilizzo del goniometro la massima rotazione esterna dell'anca. Una rotazione esterna eccessiva aumenta la possibilità di sviluppare la periostite tibiale (MTSS). Tale fattore di rischio però è stato dimostrato solo nel sesso maschile. PROMOSSO! Come hai visto i fattori correlati sono molti e, quindi, è di fondamentale importanza un completo esame fisico per poter individuarli ed impostare uno schema preventivo. I runners che hanno una combinazione di fattori di rischio identificati dovrebbero essere correttamente informati di minimizzare i loro carichi di allenamento riducendo l'impatto totale mentre tentano di modificare il loro rischio. Ad esempio, un corridore con una storia di MTSS e che ha una navicolar drop di 10 mm dovrebbe essere strettamente monitorato fino a quando non abbia sviluppato uno schema di corrsa "a basso rischio". Se vuoi ulteriormente approfondire l'argomento di seguito trovi molta della bibliografia scientifica attuale su questo argomento ed il mio video! Buona visione / lettura! Alla prossima! Bibliografia:
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