L'osso scafoide carpale svolge un ruolo chiave nella biomeccanica del polso. Pertanto, anomalie patologiche dello scafoide, quali la frattura, possono avere gravi conseguenze. Le fratture dello scafoide rappresentano il 2-7% di tutte le fratture e si verificano prevalentemente in maschi giovani e attivi. Di tutte le ossa del carpo, l'82-89% riguarda le fratture dello scafoide e l'incidenza nei paesi occidentali è di circa cinque fratture ogni 10.000 abitanti. Tuttavia, sia la diagnosi che il trattamento delle fratture di scafoide rimangono una sfida ancora da chiarire completamente. Questo è dimostrato dal fatto che esistono più di 3000 articoli al riguardo sul principale motore di ricerca (PubMed).
La risposta alla domanda principale sta nell'anatomia: La frattura di scafoide fu descritta per la prima volta nel 1905 da Destot, un chirurgo francese, anatomista e radiologo. La parola scafoide deriva dalla parola greca che sta per barca (skaphos). Per le sue caratteristiche anatomiche, può articolarsi con tutte e cinque le ossa circostanti (radio distale, os capitatum, os lunatum, os trapezium e os trapezoideum). L'80% delo scafoide è costituito da cartilagine, lasciando uno spazio limitato per l'ingresso del rifornimento arterie. L'afflusso principale di sangue avviene per via retrograda rami dell'arteria radiale. Il ramo dorsale del l'arteria radiale fornisce il 75% del flusso sanguigno attraverso il foramina. Il ramo palmare raggiunge lo scafoide tramite il tubercolo distale. Contrariamente al polo prossimale, il polo distale e il tubercolo hanno un indipendente vascolarizzazione. Il polo prossimale dipende dal sangue alimentazione dal polo distale attraverso l'osso scafoide (fig.1). In caso di una frattura dello scafoide prossimale, l'afflusso di sangue attraverso l'osso scafoide viene interrotto, facendo in particolare il processo di guarigione del polo prossimale più difficile. Ti è mai capitato, facendo comuni azioni manuali, che un dito qualsiasi rimanga improvvisamente “bloccato” in flessione per poi distendersi con un brusco e doloroso movimento? Se la risposta è affermativa è possibile che la causa sia il dito a scatto. Cosa è? Il dito a scatto, più propriamente detto, tenosinovite stenosante, è una malattia causata dalla compressione dei tendini al loro passaggio al di sotto delle rispettive docce fibrose di scorrimento dette anche pulegge (fig.1). Le pulegge trattengono i tendini vicino alle ossa con lo scopo di ottenere il movimento di flessione delle dita. I tendini sono avvolti da guaine sinoviali che, quando aumentano di volume, creano una zona di rigonfiamento. Ogni volta che il tendine deve attraversare la puleggia vicina al rigonfiamento il tendine viene schiacciato con conseguente dolore e una sensazione di scatto nel dito corrispondente. Quali sono le cause della tenosinovite stenosante? Quasi sempre è un processo infiamamtorio. La patologia può manifestarsi come forma primaria, cioè in maniera isolata in una persona sana, oppure come forma secondaria, associata ad altre patologie. In questo secondo è associata più frequentemente a:
I maggiori fattori di rischio sono i continui microtraumi ai tendini flessori o a un sovraccarico funzionale determianto dall'esecuzione frequente e ripetuta di movimenti di flessione delle dita, di presa e l’utilizzo di strumenti manuali. Le categorie professionali più a rischio sono quindi, ad esempio: giardinieri, sarte, musicisti, manovali, falegnami etc. Quali sono i sintomi della tenosinovite stenosante? L'estensione del dito spesso è possibile solo aiutandosi con l'altra mano e in questo movimento risulta ben percepibile il caratteristico scatto dovuto al superamento della rigonfiamento. Nelle fasi iniziali è possibile percepire anche un indolenzimento alla base del dito, dove può essere notato anche un piccolo nodulo. La palpazione di tale nodulo risulta molto dolorosa. Trattamento Quando la patologia non è in fase avanzata è possibile ridurre l'infiammazione con un'infiltrazione di corticosteroide associata eventualmente all'utilizzo di un tutore che mantiene il dito in una posizione di riposo; tale beneficio non è di solito permanente, ma la remissione della sintomatologia può essere duratura. Alcune terapie fisiche quale la laserterapia sono efficaci in alternativa all'infiltrazione. Quando questi trattamenti risultano inefficaci è necessario un intervento chirurgico spesso eseguito in regime di Day Hospital. Lo scopo è aprire la puleggia in modo che il tendine possa scorrere liberamente. Il movimento attivo del dito generalmente inizia subito dopo l'intervento e l'uso routinario della mano può essere raggiunto in breve tempo. |